Manlio Castagna si racconta, e ci racconta Petrademone!

Manlio Castagna, autore della serie fantasy Petrademone giunta al terzo ultimo volume, Il destino dei due mondi, svela ai lettori qualche retroscena e il procedere lei lavori per portare la storia di Frida sul piccolo schermo.

Buongiorno Manlio, grazie davvero di essere qui con noi oggi! Inizieremo la nostra chiacchierata dalla tua protagonista, Frida. Non solo vive un’incredibile avventura, ma compie un appassionante percorso di crescita.
Quanto dei tuoi sogni di avventura di bambino e del tuo stesso percorso ritroviamo nella serie?
Ho sempre considerato Petrademone un racconto di formazione, prima ancora che una saga fantasy. Del mio percorso di vita c’è pochissimo, se non nulla. Quello che condivido con la mia protagonista è una pre-adolescenza negli anni 80, con tutto il portato di avventura slegata dalla virtualità di quest’anni ipertecnologici. Io l’azione e i salti dimensionali li ho solo sognati a quell’età. La mia Frida li ha vissuti, invece, anche se spesso il sogno si è rivoltato in incubo.

L’universo di Petrademone è un universo ricco di elementi magici, paranormali e a tratti più dark che strizzano l’occhio a una tradizione che vede Stephen King in pole position, ma non solo: ci racconti qualcosa su com’è nato, e sulle fonti d’ispirazione?
Petrademone è il mio primo romanzo. Dentro naturalmente vi sono affluiti tutti gli amori e i sapori della mia vita di lettore e spettatore cinematografico. Non avevo intenzione di omaggiare direttamente King, Lovecraft, Calvino, il cinema di Spielberg e d’avventura anni ’80. Tutto è successo con immediatezza e spontaneità. Come se la scrittura avesse aperto il varco a un fiume che scorreva sotterraneo, e venendo in superficie la storia si fosse portata dietro i detriti e l’humus che ha incontrato su una strada lunga quattro decenni.

Lealtà e solidarietà sono due valori importanti, che hanno un ruolo cruciale nei tuoi romanzi. Forse oggi è ancora più importante trasmettere ai più giovani questi valori, che regolano le dinamiche tra tutti i tuoi protagonisti: era uno dei tuoi intenti, scrivendo la storia di Frida?
Onestamente no. Non sono uno scrittore di messaggi o di valori. Mi piace raccontare storie. Mi piace esplorare le linee d’ombra tra luce e oscurità. Mi piace portare il lettore in un territorio dove tutto può accadere. Lealtà e solidarietà sono valori importanti, come anche il coraggio e l’amore. Ma tutto deve emergere dai personaggi, dal loro percorso. Deve affiorare dai conflitti e dagli snodi narrativi in maniera onesta e non forzata. Non mi piace la letteratura-WhatsApp, ovvero quella che invia solo messaggi.

È impossibile leggere la trilogia e non pensare a due cose: al ruolo della paura, e alla nostalgia anni Ottanta. Sono un tema e un periodo a te particolarmente cari?
La paura per me è cruciale nel percorso di crescita, delle persone e finanche della civiltà. La paura ci permette di entrare in contatto con la parte più antica di noi, quella vera, non mediata. Ed è solo nel momento in cui l’oggetto del nostro timore viene affrontato e semmai sconfitto che facciamo un balzo in avanti, diventando un po’ più adulti.
La paura ci avvicina anche, è un efficacissimo collante sociale. Quando di fronte a un film una scena ci spaventa, cosa facciamo? Tendiamo ad accorciare le distanze con chi sta guardando la storia con noi. Ci stringiamo a lui o a lei.
Non provo nostalgia per gli anni ’80, ma solo per un periodo della mia vita in cui tutto era più semplice, più leggero. Che poi coincida con quell’epoca è una coincidenza anagrafica. Gli anni ’80 hanno avuto momenti altissimi per la cultura pop, ma anche abissi di superficialità e di bruttezza (la moda del periodo la trovo raccapricciante). Non è un’epoca paradisiaca e assolutamente felice. È solo un pezzo di passato che si sovrappone alla mia fanciullezza, e per questo ritorno lì con la memoria armato di una certa indulgenza.

I tuoi lettori l’attendevano da quando hanno letto Il libro delle porte, primo capitolo della trilogia: la serie tv di Petrademone si farà! Puoi anticiparci qualcosa, o é tutto top secret?
Realizzare una serie tv da un libro così complesso non è un processo lineare e semplice. Devo però dire che proseguiamo spediti. Ivan Cotroneo ha realizzato un bellissimo adattamento della prima stagione e con Indigo (la casa di produzione, ndr) si stanno facendo tutti i passi per portarla sul piccolo schermo. Sono molto fiducioso! Giorni fa ho avuto una bella notizia (che purtroppo ancora non posso divulgare) che segna un passaggio importante nel percorso di avvicinamento alla sua realizzazione. Detto questo, le battute d’arresto e i rallentamenti sono sempre dietro l’angolo!

Storie come quella di Frida, così avvincenti e cinematografiche, sicuramente aiutano i giovani ad avvicinarsi alla lettura. Secondo te, cosa si potrebbe fare per portare sempre più ragazzi a scoprire i libri e la loro magia?
Incontrarli sempre di più, innanzitutto. Il momento in cui presenti o discuti con loro di libri si aprono nuove possibilità e si creano anche nuovi lettori. Lo vedo attraverso la mia esperienza personale. Poi certo, ci sarebbe bisogno di scrivere storie che innanzitutto siano capaci di intrattenere, oliando il meccanismo di lettura che di per sé, siamo onesti, ha bisogno di uno sforzo ben maggiore rispetto al subire passivamente un contenuto visivo. È  meno attraente dal fare un’avventura in prima persona attraverso un videogame. Da parte di chi scrive per ragazzi ci vuole questa intenzione. Creare storie che li sappiano affascinare e legare alla pagina. Poi però il grosso lo deve fare la famiglia educando alla lettura, senza costrizioni o imposizioni. Bisogna che tutti ci impegniamo a far capire che leggere è figo!

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