Puffy & Brunilde: intervista a Barbara Cantini

Puffy & Brunilde è il nuovo spassosissimo volume scritto e illustrato da Barbara Cantini. Dopo Mortina e la sua peculiare famiglia, ecco due nuovi protagonisti da cui farvi conquistare… giusto in tempo per Halloween! Ne abbiamo parlato con l’autrice, ed ecco cosa ci ha svelato!

Puffy e Brunilde sono i protagonisti del tuo nuovo libro. Un micetto senza casa e un’aspirante streghetta che, per diventarlo a tutti gli effetti, ha proprio bisogno di un gatto nero tutto suo. Come sono nati questi personaggi?

Tutto è cominciato con un gatto. O meglio, dal disegno di un gatto ora rosso ora nero, che ho iniziato a scarabocchiare per gioco in modo ricorrente, nelle mie pause o mentre ero al telefono. Si è mostrato fin da subito un micio con una certa personalità. Sul foglio bianco non era una sagoma felina statica. Ballava in tutù, cantava vestito come Carmen Miranda, giocava a golf o si mostrava da vampiro. Ed è proprio così che ha catturato sempre di più la mia attenzione, trasformandosi da semplice disegno, in personaggio che chiedeva una sua storia.
Inizialmente Puffy era IL protagonista. Brunilde compariva solo alla fine della storia. Il libro inizialmente era molto più corto e pensato come un albo per bambini più piccoli. E si concludeva proprio con il loro incontro e la scoperta per il micio del suo posto nel mondo.

Quando ho iniziato a lavorare agli schizzi per il personaggio di Brunilde, non avevo ben chiari i suoi lineamenti. Sicuramente sapevo che aveva una rossa chioma arruffata (i capelli porta-tutto) e semplici abiti inizio anni ’60, come quelli indossati da diverse attrici dell’epoca. Un pantalone a pinocchietto, un maglioncino nero a collo alto e delle ballerine nere. Durante la lavorazione di Brunilde, via via, mi sono resa conto però che necessitava di maggior spazio, di essere maggiormente approfondita. Quindi ho iniziato a ripensare completamente a tutto il libro e a integrare la storia dandole più spazio. Da qui sono nati anche il personaggio della nonna con il suo bizzarro gatto Scrocchio e quello della mamma e della sua micia Fifì. E il libro da albo si è trasformato in un libro.

Cosa c’è di te in Brunilde (e in Puffy, ha una bella personalità anche lui!)?

Sicuramente, a livello visivo, la folta chioma di capelli di Brunilde ricorda la mia. Particolarmente la me più giovane di quando sono stata anche rossa come lei.
A livello caratteriale, direi la determinazione e l’impegno teso verso un obiettivo. Sempre accompagnata però da una certa costante insicurezza di base.
In Puffy invece posso riconoscere quella vecchia sensazione di percepire cosa non vogliamo essere e di sentire di dover seguire, in un modo piuttosto istintivo e confuso, una qualche strada. Senza avere però un’idea ancora chiara di cosa fare e di dove questa ci porterà. E credo che sia una sensazione che la maggioranza di noi, prima o poi, ha provato.
Brunilde, rispetto a Puffy, è come una sorella maggiore. Un po’ più sicura e strutturata, ma pur sempre una bambina in fase di ricerca e di scoperta. Puffy invece ricorda più un bambino piccolo, che si affaccia d’istinto al mondo con sincero stupore e un po’ timore.

Siamo curiosi: Mortina e Brunilde sarebbero amiche, se si conoscessero? Cosa potrebbero combinare insieme?

Per adesso, a causa di questo pazzo anno che ci troviamo a vivere, ho fatto un solo incontro in presenza relativo al libro appena uscito. La domanda “si incontreranno mai Mortina e Brunilde?” mi è stata subito posta. Quindi direi che la curiosità di una loro interazione c’è.
Penso che sarebbero amiche senza alcuna difficoltà! Dato che Brunilde è una strega sbroglia-guai, potrebbe sicuramente rivelarsi una preziosa amica per Mortina, nel risolvere i numerosi misteri e imprevisti che le capitano. Specialmente quando sono necessarie conoscenze un po’ “stregonesche”, come per la pozione nel quarto libro!

Parliamo di illustrazione! Quali sono le tue tecniche preferite? Hai uno strumento “del cuore”, o una palette di colori che stuzzica maggiormente la tua creatività?

Dipende da quel che devo fare. Nella fase di studio di personaggi, ambientazioni e storyboard prediligo carta e matita. Restano per me sempre i mezzi più naturali e immediati per tracciare il segno. In questa fase però, talvolta non disdegno neanche l’uso di Procreate su iPad-Pro. Simula davvero bene la gestualità di carta e penna, e permette di evitare il passaggio dell’acquisizione video di schizzi e storyboard.
Nella fase successiva delle matite e del colore utilizzo esclusivamente la pittura digitale. Sia per la maggior praticità in caso di correzioni, sia per la possibilità di avere tutti gli elementi su livelli separati.

Se parliamo di tecniche tradizionali, la mia predilezione va alle matite colorate, i pastelli cretosi e le tempere. Amo anche l’acquerello, ma sento di non padroneggiarlo con sufficiente sicurezza. Purtroppo, lavorando d’elezione in digitale, alla fin fine faccio un uso sporadico delle tecniche tradizionali. Queste restano però per me il mezzo più rilassante e di maggior soddisfazione emotiva.
I colori che prediligo sono palette non eccessivamente sature, nelle quali si riconosce sempre l’uso del nero e dove spicca solo un colore particolarmente squillante che diventa anche significante. Tra questi oltre all’arancio e al magenta, mi piace molto il ciano, che ho usato per la magia di Puffy e Brunilde. Purtroppo è praticamente irriproducibile in stampa e ogni volta “si spegne” sempre rispetto all’illustrazione originale.

Quando avevi l’età dei tuoi lettori, quali storie ti colpivano? Ricordi un libro, o una favola, che ti piacesse particolarmente? E credi sia/siano confluiti, in qualche modo, nelle storie a cui dai vita adesso?

I libri, specialmente quelli illustrati, da bambina sono stati sempre per me un’ottima compagnia. Ogni volta che mia madre doveva andare per qualche motivo in città a Firenze, tornava a casa con un libro per me. Questo era un momento magico. Ricordo che avevo quotidianamente bisogno di un po’ di tempo da passare completamente da sola in camera mia. Lì mi divertivo a perdermi nelle figure, immaginandomi di essere ora insieme a Zigo-zago sulla sua auto-mela, ora nella casa sotto l’albero di Peter Coniglio. E poi sulla strada dorata diretta a OZ o a Villa Villacolle nella cucina di Pippi… e spesso provavo a riprodurre i disegni che amavo di più.

Direi che il pensiero di Eco, secondo il quale chi legge vive più vite e non una sola, può essere ancor più vivido per i bambini. Grazie alla loro spiccata immaginazione possono riuscire a saltare davvero magicamente nelle loro storie preferite. Proprio come Mary Poppins e Bert saltano dentro a un dipinto!

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