La storia di Padre Pino Puglisi

Quando si parla di mafia, si tende a farlo nelle ricorrenze delle stragi, nominando solo le persone e i volti più conosciuti. Ma ci sono alcune storie altrettanto forti e potenti che vanno raccontate, soprattutto a ragazze e ragazzi.

È questo che fa Paolo Borrometi, giornalista e scrittore siciliano, nel libro Siate rompiscatole! in cui racconta la vita e l’opera di Padre Pino Puglisi, assassinato dalla mafia il 15 settembre 1993. Una sola la sua colpa: aver cercato di educare i bambini e i ragazzi per sottrarli alle organizzazioni criminali. Le sue armi furono un sorriso, una scatola di cartone e un pallone da calcio. Paolo Borrometi, che vive sotto scorta dal 2014 perché ha sempre cercato di denunciare la criminalità organizzata, ci parla di Padre Pino Puglisi e di come la gentilezza, che sembra quasi un gesto scontato, è il più grande atto rivoluzionario del mondo.

230829_SIATE_ROMPISCATOLENel libro ti presenti alle classi con una scatola in mano. Perché?

Ero innamorato della figura di Padre Pino Puglisi. Quando mi venne raccontato per la prima volta questo episodio, fu l’ennesima motivazione che mi confermava la sua grandezza. Cosa faceva lui? Insegnava. Ogni volta che iniziava un ciclo scolastico il primo giorno arrivava in classe con una scatola. Iniziava la presentazione del suo corso ma i ragazzi erano ormai incuriositi. A quel punto chiedeva: «Sapete perché ho portato questa scatola?», e i ragazzi tentavano di rispondere. Il suo obiettivo era rompere il clima di diffidenza verso un sacerdote-insegnante. A fine lezione saliva sulla scatola e la rompeva dicendo: «L’ho portata per farvi un grande invito. Siate rompiscatole». Questo è uno degli episodi che ha contribuito al mio innamoramento: lui è stato ucciso perché era un rompiscatole. Ha sfidato la mafia con una scatola di cartone e un pallone sotto al braccio, togliendo i bambini alla manovalanza mafiosa. La sua vita ci fa capire quanto combattere sia piuttosto semplice, in fondo.

La tua vita e quella di Padre Pino Puglisi hanno molti punti in comune…
Non penso di potermi nemmeno avvicinare alla sua grandezza, oltretutto viveva in un altro contesto storico, cioè il quartiere Brancaccio a Palermo negli anni ’50.

Certamente però posso dire che con le sue scelte, con le sue parole, Padre Pino Puglisi è stato un nemico giurato dei mafiosi. Io ho tentato di combattere con la penna, con le parole. Questo è un primo tratto in comune, che affermo sempre in punta di piedi.

Entrambi poi siamo stati vittime di attentati. La violenza mafiosa ha decretato la sua morte ma forse anche la vita eterna, non solo in senso religioso, ma anche come possibilità di essere ricor- dato per sempre. Nel mio caso sono stato più fortunato, anche se porto ancora i segni fisici e psicologici dell’attacco che ho subito, di cui parlo nel libro.

È stato difficile raccontare la forza di Padre Pino Puglisi?

È stato complicato scrivere que- sto libro facendo un parallelismo tra me e lui, perché la mia sto- ria è molto più modesta e parla di vita, la sua è una storia che tuttora vive anche se lui non c’è più. La mafia, inoltre, non ha considerato come le storie simili a quella di Padre Pino Puglisi diventino così eterne da con- dannare chi l’ha ucciso. Noi ri- cordiamo Falcone e Borsellino quasi come un obbligo. Padre Pino Puglisi è molto meno citato di altri eroi ma fa comprendere come la gentilezza sconfigge il Male.

“Ciò che è un diritto, non si de-ve chiedere come un favore.” Quali sono i diritti che oggi sono considerati favori? Per quali ti stai battendo ancora tu? E Padre Pino Puglisi cosa avrebbe fatto?

Il lavoro in Sicilia è ancora scambiato come un favore anziché essere preteso come un diritto. “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” dice il primo articolo della Costituzione, eppure alcuni politici fanno finta di nulla.

La libertà è ancora considera- ta un favore: quante persone si piegano alle mafie, alla paura, alle omissioni? Chi non parla giustifica la violenza delle mafie, e le mafie sentono così il diritto di togliere la libertà ai cittadini. Io mi sto battendo per questi diritti facendo prima di tutto il cittadino e poi il giornalista. Chi ha visto quello che ho visto io ha il dovere di raccontare. Attualizzando Padre Pino Puglisi, non ho la presunzione di dire cosa avrebbe fatto se fosse vissuto nel 2023, ma rispecchiando la sua realtà con quella di oggi, penso di poter dire che avrebbe continuato a lottare per gli stessi diritti di un tempo: permettere ai ragazzi di studiare, lavorare, giocare e sognare un presente e un futuro diverso per questo martoriato paese.

In libreria ragazze e ragazzi non cercano, di solito, libri sulla mafia (a meno che non lo abbiano chie-sto a scuola). Perché un libraio dovrebbe consigliare questo libro a chi non lo sta cercando?

Io gli direi che questo è un libro per capire come nei piccoli gesti quotidiani ci sia la vera rivoluzione. La forza di Padre Pino Puglisi sta nella semplicità. Il libro parla di come oggi si possa essere sognatori realisti, costruendo il proprio futuro iniziando dal presente. Padre Pino Puglisi è la testimonianza vivente di come si può essere liberi anche se si nasce in un quartiere periferico e così possono fare anche i ragazzi che lo leggeranno.

Perché è importante che i ragazzi conoscano la storia di PPP?

Tutti diciamo che Papa Francesco è il rivoluzionario del suo tempo, ma Padre Pino Puglisi è il suo modello in formato sacerdote. Ancora oggi sarebbe rivoluziona- rio, forse più del Papa. Padre Pino Puglisi ci ha insegnato a sorridere nonostante le paure e le preoccu- pazioni. Persino il suo atto finale lo affronta con il sorriso.

È riuscito anche a convertire persone quando stava per morire. Il suo killer, Salvatore Grigoli, uno dei più spietati di Cosa Nostra, dirà che si è pentito perché quel sorriso non lo abbandonava di notte. Era il sorriso di una persona che stava dicendo “ti stavo aspettando”. Non dico che bisogna sorridere alla morte, ma a volte dobbiamo affrontare la vita con un po’ più di leggerezza.

Sorridere a chi ti sta uccidendo è un gesto che racchiude perdono, leggerezza, la normalità della persona che si è, la semplicità della persona che si è. Padre Pi- no Puglisi non sognava di fare l’eroe, me lo immagino sorridere anche ora che ne stiamo parlando. Il sorriso è un gesto dolce, positivo e sorridere davanti a chi ti sta uccidendo è il gesto più rivoluzionario al mondo. Non è una cosa assurda? Un sorriso può sconfiggere la mafia

Back to school: cosa leggere prima di tornare a scuola

Quali libri leggere per tornare tra i banchi rilassati, curiosi e pronti per imparare tante cose nuove?

Life skills

Tornare in classe significa mettersi a confronto con gli altri: nella trilogia di Alberto Pellai e Barbara Tamborini, in tutti i libri per ci sono STORIE, TEST, GIOCHI, MEDITAZIONI e CONSIGLI per imparare a conoscersi e trovare il proprio equilibrio, nella testa e nel cuore:

  • La bussola delle emozioni: un libro guida diviso per singole emozioni: la tristezza, la paura, il disgusto, la rabbia, la sorpresa, la gioia.
  • Perché sei speciale: crescere significa trasformarsi, creare giorno dopo giorno una nuova versione di sè. È un lavoro lungo e paziente che richiede abilità e risorse.
  • Destinazione vita: il manuale per allenare la propria “muscolatura emotiva” e a mettersi alla prova con se stessi e con gli altri.

Per chi vuole approfondire

Per i più impazienti, che amano la scuola, ecco una serie di letture per saziare la curiosità:

  • Bello Mondo di Federico Taddia e Elisa Palazzi: per chi vuole salvare il Pianeta ma non sa bene da dove cominciare.
  • Ora Buca: una collana dedicata alle materie più “ostiche”; Marco Malvaldi racconda della sua passione per la chimica, Andrea Marcolongo dell’utilità delle lingue morte come latino e greco, Piergiorgio Odifreddi della matematica che aiuta a capire il mondo intorno a noi.
  • Nata in via delle cento stelle di Federico Taddia racconta la vita e le scoperte di Margherita Hack.
  • Un sogno al microscopio di Piera Levi Montalcini e Alberto Cappio: la testimonianza della nipote di Rita Levi-Montalcini attraverso le lettere che il Premio Nobel scrisse da ragazza.
  • Sei un universo di Elvina Finzi e Amalia Ercoli Finzi è una lettura per tutte quelle ragazze che si sono sentite dire “le materie scientifiche sono per gli uomini”.

Per chi inizia le elementari

L’inizio della scuola primaria è un momento delicato nella vita di bambine e bambini. Per affrontarlo al meglio Ti prendo alla lettera di Angelo Pisani spiega le lettere dell’alfabeto con delle filastrocche divertenti per imparare a memorizzarlo meglio!

E sulla stessa scia Storia di punto ed errore di Anna Taraska è una storia tenera e divertente illustrata con grande fantasia, per aiutare i bambini a prendere confidenza con ogni genere di errore grammaticale e non solo!

Leggere piano, forte, fortissimo

E per tutti, ma proprio tutti senza distinzioni d’età, per chi ama leggere e il mondo dei libri in generale il manuale-guida Leggere piano, forte, fortissimo di Alice Bigli sull’allenamento alla lettura con consigli, spunti di riflessione e tanto altro.

Libri da regalare alle mamme

L’8 maggio è la festa della mamma: quale occasione migliore di dirle “Ti voglio un mondo di bene” con un libro?

Ecco i nostri consigli:

L’amore cos’è di Alberto Pellai e Barbara Tamborini, illustrato da Ilaria Zanellato: un albo poetico, dedicato all’Amore con la A maiuscola, che riesce a sbocciare anche nelle mille difficoltà quotidiane.

Ti voglio bene mamma di Eric Carl: dall’autore del Piccolo Bruco Maisazio, un libro perfetto per dire: TI VOGLIO BENE MAMMA!

Mamma quando torni di Ludovica Cima: Come ogni mattina, Mattia non vuole andare all’asilo, ma stare a casa con la sua mamma.

La mamma ha fatto l’uovo di Babette Cole: Come nascono i bambini?  Mamma e papà raccontano storie assurde e toccherà ai più piccoli spiegare ai genitori come si fanno davvero i bambini!

Coccole di Mamma di Alberto Pellai e Barbara Tamborini: Le coccole hanno poteri magici, soprattutto se fatte a ritmo di musica! Scopri com’è bello passare del tempo con la mamma, leggendo una storia e cantando insieme una canzone tutta vostra.

A scuola, mamma! di Jo Hoestlandt, Claude e Denise Millet: Pauline, Nina e Antoine sono felicissimi di tornare a scuola ma per le mamma è durissimo lasciare andare i bambini: un albo irriverente e dolcissimo che affronta il rientro a scuola dei bambini (e delle loro mamme) con umorismo e leggerezza.

Cuciniamo insieme! Con la mamma Francesca Barra di Emma Angelina Molfino: un libro di ricette a misura di bambine e bambini da realizzare insieme alla propria mamma.

È madre chi… di Cinzia Pennati: un libro dedicato a tutte le mamme del mondo, diverse tra loro, accomunate dall’amore per i propri figli.

 

La guerra di Marco – Intervista a Marco Magnone di Davide Morosinotto

In occasione del 25 aprile, abbiamo chiesto a Davide Morosinotto di intervistare Marco Magnone, in occasione del suo nuovo libro La guerra di Celeste.


Aggettivi per descrivere Marco Magnone: una persona sorridente, divertente, ironica e soprattutto autoironica.
Ci conosciamo ormai da diversi anni e mi accorgo che lo associo soprattutto a immagini positive. I suoi libri spesso si affacciano con delicatezza sul mondo interiore dei più giovani: i loro pensieri ed emozioni, le incertezze dell’adolescenza, i primi amori…

Beh, La guerra di Celeste non c’entra niente con tutto questo. È un libro affilato, mi verrebbe da dire, avventuroso. Pieno di azione e di battaglie, di caos.
Ambientato durante la Resistenza della città di Alba, parla di Celeste e di sua sorella Flora, che perdono la madre in modo tragico e decidono di partire per vendicarsi dei suoi assassini.

 

Marco, che ti è successo? Non avevi mai scritto un libro così…

In effetti è vero: La guerra di Celeste è molto speciale per me, perché chiude una fase della mia vita di scrittore iniziata nel 2018 con La mia estate Indaco. Non è un caso che i protagonisti di quel romanzo portassero il nome di due colori, Indaco appunto e Viola, mentre questa volta tocca a Celeste: che in Piemonte un secolo fa era un nome tradizionalmente maschile, io avevo uno zio che si chiamava così.

Per me questo libro chiude una fase e ne apre un’altra: sto iniziando finalmente a capire che tipo di scrittore voglio diventare, quali storie voglio scrivere.

 

Cioè storie “di movimento”, piene di azione?

Forse per la prima volta ho scritto un romanzo dove la trama prevale sui personaggi. Sai, poco tempo fa ho riletto tutti i libri di Fenoglio, che è uno dei miei scrittori preferiti, piemontese come me.

Nei suoi romanzi, ti affezioni ai personaggi non per il modo in cui vengono descritti, o per i sentimenti che provano, ma per le cose che fanno. Per le loro scelte.

Ecco, io volevo provare a fare la stessa cosa: scrivere un libro dove l’azione spinge avanti la storia, ma serve anche a farci conoscere i personaggi.

Celeste non vuole vendere ai lettori chissà quale messaggio, non pretende di convincere nessuno delle sue verità. È soltanto un ragazzino arrabbiato che si ritrova sulle spalle il peso di una sorella più piccola. E cerca di fare la cosa giusta, vuole capire qual è la cosa giusta. Come fare per diventare una brava persona.

 

Hai parlato di Beppe Fenoglio, che è uno degli scrittori più importanti del ‘900: autore di Il partigiano Johnny, I ventitre giorni della città di Alba, Una questione privata. Cioè i grandi libri che raccontano la Resistenza italiana. Nel tuo libro ho ritrovato alcuni dei suoi personaggi, e molto del suo spirito.

Ho sempre amato Fenoglio perché, secondo me, lui scrive dei romanzi western. Come i fumetti di Tex che sono quelli su cui ho imparato a leggere.

Pensaci un attimo: lui intanto sembrava proprio un cowboy piemontese, un po’ Corto Maltese e un po’ Bob Dylan. Solitario, sempre con la sigaretta in bocca, che preferiva la penombra alle luci dei riflettori…

I suoi eroi non sono per niente eroici, non hanno tempo di fare la morale a nessuno, devono cercare di salvarsi la pelle e fare quello che devono fare. Sono spesso soli. In lotta contro nemici molto più forti di loro e contro la natura, che nei western americani è magari il Grand Canyon, qui invece sono le colline delle Langhe, con la nebbia che si insinua tra i noccioli.

Pensa anche a come Fenoglio usa i nomi dei paesi, in modo epico: “Mango”, “Neive”, come fossero “Little Big Horn”.

Io sono cresciuto con questo immaginario e adesso sogno che il mio libro possa far conoscere Fenoglio a qualche ragazza o ragazzo di oggi. Magari qualcuno leggerà La guerra di Celeste e si appassionerà, e arriverà così a scoprire Il partigiano Johnny… Sarebbe bellissimo.

 

Celeste e Flora vivono in un’epoca di guerra che è anche molto confusa. Tutto cambia velocemente, non sempre si capisce cosa è giusto e cosa è sbagliato, e il loro viaggio per le colline diventa anche un viaggio dentro loro stessi. Celeste dice bugie, tradisce. Prende la pistola e spara. Fa scelte difficili.

Ogni guerra è una guerra civile, e lascia dei morti sul campo. Vittime e orfani, e alla fine sono sempre le persone che pagano il prezzo.

Celeste è un ragazzo a cui ammazzano la madre, e tutto quello che vuole fare è vendicarsi e trovare una valvola di sfogo per il suo dolore.

È una reazione estremamente umana.

Una volta Italo Calvino ha detto che era impossibile scrivere di Resitenza dopo aver letto Una questione privata di Fenoglio, che è un libro perfetto.

Allora mi sono chiesto: cosa potevo aggiungere di mio per raccontare questo momento storico fondamentale, che è già stato raccontato tante volte, e così bene?
Forse, mi sono detto, potevo provare a ribaltare la prospettiva. La mamma di Celeste è una repubblichina, collabora con i fascisti, e Celeste e Flora partono da quella visione del mondo. L’hanno ricevuta dai genitori, e quindi ci credono, e all’inizio del libro chiamano i partigiani delinquenti e banditi. Poi nel corso della storia Celeste si ritroverà a scoprire il mondo con i suoi occhi, e dovrà confrontare la realtà con le storie che gli avevano raccontato.

È doloroso, perché significa mettere in discussione se stessi e anche i propri genitori. Ma questo è quello che succede a ogni ragazzo quando diventa adulto.

E quando Celeste troverà davvero gli assassini della madre, e capirà che cosa hanno fatto e perché…

 

Ehi ehi, niente spoiler. Però una cosa devo proprio chiedertela: a un certo punto del libro, non dirò quando e dove, ho avuto la sensazione che insieme a Celeste ci fossi anche tu, Marco, a tifare perché succedesse una certa cosa…

Mi hai beccato, è vero. Ho sempre saputo che doveva succedere quella cosa, per me era importante, fondamentale. Non so se sia stato giusto o meno, chi può dirlo, però ho fatto quello che sentivo. L’unica cosa possibile. E non posso spiegare di più, se no altro che spoiler…

 

Certo, certo. Quindi chiudiamo questa intervista come se fosse un cerchio, tornando al principio. Hai detto che La guerra di Celeste chiude un capitolo e ne apre un altro. Dove porta la tua strada adesso?

Voglio continuare su questo nuovo sentiero che ho scoperto, e scrivere un altro romanzo d’avventura, o storico, insomma un altro romanzo di movimento. E voglio vedere i miei personaggi che fanno delle cose, scelgono, sono vivi. Solo così posso imparare a conoscerli davvero.

Marco Magnone e Davide Morosinotto

Fabian Negrin ci racconta come ha illustrato “Giufà”

Celebrare i 100 anni dalla nascita di Italo Calvino ci permette di rileggere i suoi classici, se già li abbiamo incontrati, oppure leggerli per la prima volta!

E cosa lega lo stupore della prima lettura e al piacere della rilettura se non i discorsi attorno a quello che si è appena (ri)letto?
Per questo abbiamo chiesto a Fabian Negrin, che ha illustrato una nuova versione di Giufà e la statua di gesso, cosa avesse scoperto, riprendendo in mano il classico di Calvino. E lui ci ha risposto con un piccione…

IL PICCIONE
di Fabian Negrin

Quando sono arrivato al punto di dover disegnare Giufà davanti alla statua, una grossa difficoltà mi si è presentata davanti: come disegnare una statua?

Quando vediamo, ad esempio in una delle nostre piazze italiane, una statua, c’è una sua caratteristica che salta all’occhio: a differenza delle persone che attraversano la piazza, dei bambini che corrono, dei genitori coi passeggini, la statua… non si muove!

Se però ci troviamo a dover disegnare un bambino davanti a una statua, questa differenza scompare: in un’illustrazione sia la gente che le statue sono immobili. L’altra caratteristica che facilmente ci fa distinguere una statua da un essere vivente è il materiale col quale sono fatti. Come chiaramente spiega il titolo di questo libro la nostra statua è fatta di gesso. Giufà, invece, come tutte le persone, è fatto di carne, muscoli, capelli ecc.

Se, però, devo disegnarli, anche questa loro consistenza scompare: nel mio disegno sia Giufà che la scultura sono fatti dalla stessa materia: pigmenti alla glicerina, un po’ di tempera e acquerello, qualche colpo di matita che ancora si intravede sotto il colore. Ecco spiegata la difficoltà di disegnare una statua e un bambino che la guarda e che si capisca chiaramente che una cosa è una cosa e un’altra cosa è un’altra cosa.

mi è venuto in aiuto il piccione. È frequente vedere che le statue che si trovano in spazi aperti abbiano un piccione in testa, che da lì sembra controllare la situazione. Mi sono detto, ecco la differenza fondamentale fra un bambino e una statua, il bambino non avrà mai un piccione appollaiato sulla testa.

Soprattutto Giufà, che quando non dorme è sempre in moto. Così ho disegnato il piccione sulla testa della statua per farla diventare, senza ombra di dubbi, una statua. Anzi, il disegno di una statua.

Andando avanti nella storia, però, Giufà distrugge la statua con una zappa. Mentre disegnavo questa scena il piccione si è ripresentato nei miei pensieri. Ho pensato che alcuni lettori si sarebbero forse preoccupati dalla sorte del piccione. Era andato in mille pezzi anche lui? Così, ho pensato di disegnarlo mentre si allontana dal pericolo, spaventato certamente, ma al sicuro.

Pensavo di essermi liberato dell’uccello, invece no. Io – insieme ai lettori – ero certo che fosse al sicuro, ma dove sarebbe andato a vivere ora che la statua non c’era più? L’ho disegnato nella pagina bianca a destra dell’ultimo disegno del libro – quello con Giufà, la madre, il cane e le monete d’oro – come se l’animale fosse appoggiato sul foglio, dedito a mangiare delle briciole.

Ma non mi convinceva, non si vedeva bene. Poi, direi da solo, il piccione è volato fino al davanzale della finestra, a un metro scarso dietro la testa del bambino, dove si vede adesso. Penso sia rimasto a vivere lì.

A Natale regala un libro!

Sei alla ricerca del regalo perfetto per una lettrice o un lettore? Ecco cosa ti consigliamo:

? Un fantasmagorico Natale di Irma Ruggiero con 25 attività da fare insieme in attesa del 25 dicembre.

? Il mio piccolo Natale di Astrid Lingren, dove la scrittrice ricorda i Natali che passava da bambina con la sua famiglia tra regali, alberi decorati e dolci in tavola.

? Le quattro stagioni di Peter il Coniglio di Beatrix Potter, una delle illustratrici più amate di sempre.

? Bruco Mai sazio e il Natale di Eric Carl: la nuova avventura del Bruco che mangia tutto ma proprio tutto.

? Il Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry con le nuove illustrazioni di Beatrice Alemagna, una prefazione di Anna Castagnoli e la traduzione di Chandra Livia Candiani.

? Caro Natale di Richard Scarry con le sue illustrazioni senza tempo che affascinano lettrici e lettori da generazioni.

?Il Grinch di Dr. Seuss per tutti quelli che il Natale lo odiano e lo amano (però lo odiano un po’ di più)

? Buon natale, Elmer! di David McKee: che ti porta nel fantastico mondo del dolcissimo elefante variopinto

✂️ Natale in prima elementare della Maestra in blue jeans che propone tantissimi giochi e attività da fare insieme durante le feste

? Babbo Natale Interstellar di Pietro Valsecchi: un’avventura spaziale con alieni, gag e illustrazioni coloratissime.

Intervista a Davide Morosinotto

Vincitore di numerosi riconoscimenti, tra cui il SuperPremio Andersen e lo Strega Ragazze e Ragazzi, Davide Morosinotto continua a far sognare i suoi lettori. Dal vecchio West alla Preistoria, le storie nate dalla penna dello scrittore non deludono mai e anzi, grazie alle loro straordinarie ambientazioni e ai personaggi indimenticabili, continuano a raccogliere sempre più consenso.

Una nuova entusiasmante avventura, Il figlio del mare, ambientata nell’epoca «dell’empire à la fin de la décadence», attende i lettori che si troveranno a cavalcare tra le distese venete fino a raggiungere il mare Adriatico e vedere la nascita di una delle città più affascinanti del mondo: Venezia.

Come ti è venuta l’ispirazione per questo libro?

Io sono cresciuto a Este, una cittadina che si trova a meno di settanta chilometri da Venezia. È un posto normale, anzi, quando ero ragazzo mi sembrava abbastanza noioso, non succedeva mai niente…

Poi qualche tempo fa, per caso, ho scoperto che alla voce “Este” su Wikipedia si diceva che la città fosse stata attaccata e distrutta da Attila. Ma come: i barbari, proprio lì, proprio a casa mia?

È stato questo l’inizio di tutto. Poi, per la verità, studiando ho scoperto che Wikipedia ha un po’ esagerato: Attila passò più o meno da quelle parti, ma non ci sono molte prove… è tutto avvolto nella leggenda. Secondo questa leggenda, però, i contadini che fuggivano dalle pianure raggiunsero il mare e fondarono una delle città più famose del mondo: Venezia.

Raccontare Venezia è un omaggio voluto alla tua terra?

Senza dubbio, sì. Di solito ambiento le mie storie in posti molto lontani, ed è facile guardare la Cina, o l’Amazzonia, con occhi pieni di meraviglia. Ma casa tua? Il tuo mare, la tua laguna? È molto, molto più difficile…

Per me Venezia è sempre stata un posto del cuore, ma anche un posto dato quasi per scontato. Invece il mondo intero la guarda come uno dei luoghi più magici della Terra. Volevo provare a farlo anche io.

Come nasce un libro nella tua testa? Quanto tempo passa dall’idea alla stesura?

Nasce sempre da una cosa piccola, semplice, che però in qualche modo ti accende dentro. “Ma come, Attila nel mio paese?” Si parte da lì. E si comincia a studiare… Libri, romanzi, film, viaggi. Il tempo necessario per lo studio è variabile, dipende da quanto conosco già l’argomento, quindi in questo caso partivo avvantaggiato, perché la storia di Venezia l’avevo già studiata a fondo e ho dovuto solo approfondire il periodo che mi serviva. Diciamo un anno e mezzo.

Quanto studio c’è dietro per rendere l’ambientazione verosimile?

Parecchio, devo dire però che è una delle parti del mio lavoro che amo di più. Andare alla Biblioteca Marciana, in piazza San Marco, a spulciare libri vecchi di centinaia di anni alla ricerca delle mappe della laguna antica, è emozionante.

E oltre allo studio sono divertenti anche le esperienze dirette. Per questo libro, insieme a una ventina di colleghi del gruppo di Book on a Tree, ho frequentato per qualche giorno un corso di spada medievale. Molto utile: ho capito che dovevo ripensare da capo tutti i duelli del libro.

Quanto di te c’è in Pietro?

Pietro è il protagonista, ha quattordici anni ma ne dimostra diciassette o diciotto: è un gigante, alto e forte. È molto introverso e per questo le persone tendono a sottovalutarlo, a pensare che sia un po’ tonto, quando in realtà è il contrario. Anch’io sono introverso, ma a parte questo direi che non abbiamo molto in comune. Per fortuna: non mi divertirei a scrivere di me stesso, il bello del mio lavoro è conoscere altri animi e altri cuori.

Come presenteresti i tuoi personaggi ai lettori?

Pietro l’ho già presentato. Con lui c’è Giustina, che è la figlia di un nobile romano… È una ragazza piena di curiosità e voglia di conoscere il mondo, ma si scontra tantissimo con la società dell’epoca, in cui le ragazze venivano tenute in casa e non avevano voce in capitolo su quasi niente.

Lei e Pietro si ritrovano a viaggiare insieme e dovranno contare l’uno sull’altra.

Quali sono i tuoi top tre romanzi storici da consigliare?

Ah, sono la persona sbagliata per questa domanda. L’unica cosa che mi sento di dire è questa: non seguite i consigli ma andate in libreria o biblioteca, prendete un romanzo che vi ispira, leggetene tre righe. Se vi piace, lasciatevi catturare. E buon viaggio.

Buon viaggio quindi a tutti i lettori che vivranno, tra le pagine de Il figlio del mare, un’avventura epica, ricca di emozioni, duelli mozzafiato e meraviglia, la stessa provata da Pietro e dal popolo di Ateste quando hanno iniziato a veder sorgere la gloriosa Venezia.

Un libro che definisce gli stereotipi e insegna a superarli

Io dico no agli stereotipi di Carolina Capria e Mariella Martucci è un libro contro qualsiasi etichetta imposta.

Le autrici del nuovo libro della collana hanno scelto 10 parole per approfondire il concetto di “stereotipo” e riflettere sul tema.

Chi sono le autrici

Carolina Capria (Cosenza 1980) è una scrittrice e sceneggiatrice. Vive a Milano e passe le sue giornate inventando e scrivendo storie. Nel 2018 ha aperto la pagina Facebook “L’ha scritto una femmina” in cui parla di libri scritti da donne, e ha conquistato in poco tempo migliaia di lettrici.

È approdata quindi anche su Instagram ed è seguitissima perché, attraverso foto e video, racconta ogni giorno ai follower come superare gli stereotipi, che spesso sono così nascosti nella rete sociale che fatichiamo a vederli.

Mariella Martucci è autrice e scrittrice di romanzi. Ha frequentato il master in tecniche della narrazione alla Scuola Holden di Torino, dove insegna corsi di scrittura per ragazze e ragazzi. Vive a Milano, collabora a diverse serie per ragazzi e scrive come sceneggiatrice per la televisione.

Le 10 parole sugli stereotipi

Stereotipo, sorellanza, rappresentazione, consenso, streghe, punto di vista, corpo, battaglie, linguaggio e femminismo. Sono queste le 10 parole che le autrici hanno scelto di approfondire in Io dico no agli stereotipi.

(Continua a leggere l’articolo su Leggendo Leggendo – Clicca qui)

IL 4 OTTOBRE ESCE NELLE LIBRERIE IL NUOVO VOLUME BAMBINE RIBELLI

Si chiama “100 ragazze di oggi per il mondo di domani” il nuovo volume della serie “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, a cura di Elena Favilli ed edito da Mondadori.

Protagoniste sono questa volta 100 giovanissime “changemaker” che grazie alla loro determinazione stanno contribuendo a cambiare il mondo in cui viviamo: da Greta Thunberg alla pallavolista Paola Egonu, passando per la fotografa ucraina Valerisssh, l’attivista Giorgia Soleri e l’astronoma Maritza Soto VasquezElena Favilli offre il ritratto di quelle giovani donne che possono essere di ispirazione alle bambine e ragazzine dei giorni nostri.

In questo speciale vi raccontiamo meglio la storia di questa collana, oltre ad approfondire alcuni dei ritratti contenuti in questo nuovo libro.

(Tratto da The WOM – Prosegui la lettura – clicca qui)

Festeggia i papà con una storia

Il 19 marzo è la festa del papà: quale occasione migliore per leggere insieme una bella storia? Se poi come protagonisti ci sono dei papà fenomenali, il divertimento è assicurato!

Ecco i nostri libri più belli dedicati a loro.

L’ippocampo, un papà speciale di Eric Carl: nelle famiglie dei pesci, dopo che la madre ha deposto le uova e il padre le ha fecondate, succede che vengano abbandonate a se stesse.

Ci sono delle eccezioni però: l’ippocampo o cavalluccio marino, si prende cura delle uova portandole nel suo pancione.

Coccole di Papà di Alberto Pellai e Barbara Tamborini: le coccole a ritmo di musica sono ancora più magiche. Siete pronti a cantare insieme a suon di abbracci?

Tu non mi conosci ma… Lettere di piccolo squalo a piccolo gufo di Holly Goldberg Sloan e Meg Wolitzer: quando i padri di Bett e Avery si innamorano, decidono di mandare le rispettive figlie in un campo estivo per nerd creativi, sperando che facciano amicizia. Ma le due non hanno assolutamente nulla in comune e, soprattutto, non vogliono nemmeno provarci, questa storia della famiglia allargata non va giù a nessuna delle due. 

Cominciano però a comunicare via email e pian piano, Avery e Bett capiranno che essere amiche non basta: vogliono essere sorelle.

Sei troppo forte papà. 39 attività + 1 per divertirsi insieme di Federico Taddia: smontare uno smartphone, passare una notte in tenda, andare a una lezione di ballo… in questo manuale ci sono 39 consigli + 1 per divertirsi insieme ai papà, dai più pigri ai più burloni.

Rori il dinosauro e suo papà di Liz Climo: Rori ama passare il tempo con suo padre, ma a volte ha bisogno di andare per avventure da solo e raccontare tutto al suo ritorno.